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Un Weekend di fine estate in Sicilia tra street food, mare e siti archeologici

2025-09-08 22:23

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Un Weekend di fine estate in Sicilia tra street food, mare e siti archeologici

SICILIA - ITALIA

In 48 ore abbiamo attraversato on the road i territori di ben tre province: Palermo, Agrigento e Trapani. Arrivati a Palermo abbiamo puntato immediatamente verso sud, attraversando colline coltivate a vigneti e olivi, fino a Montallegro, un piccolo borgo affacciato sul mare africano. Abbiamo percorso secoli di storia, camminando di notte tra le rovine millenarie dei templi greci della vecchia Akragas, dove un tempo pregavano gli dei dell’Olimpo. Abbiamo sorseggiato vino nel cuore di Agrigento, a pochi chilometri dalla casa di Pirandello. Abbiamo scoperto le spiagge segrete e le riserve lungo la costa sud occidentale dell’isola, da Torre Salsa fino alla foce del fiume Platani, oltre il promontorio a picco sul mare di Capo Bianco. Dopo esserci persi tra le rovine della città antica di Eraclea Minoa ed aver ammirato il panorama dal suo teatro affacciato sul mare, siamo scesi in spiaggia per un cous cous di pesce sulle orme degli arabi. Poi, ci siamo spinti fino a Selinunte, definita dai viaggiatori del Grand Tour, la citta degli dei, per visitare il suo meraviglioso parco archeologico, il più grande d’Europa. Dalla sua spiaggia abbiamo assistito ad un tramonto infuocato con vista sull’Acropoli, costruita in cima ad un promontorio a picco sul mare. Qui, nell’ultimo bar sulla spiaggia, abbiamo cenato con i sapori di questa terra, cullati dal rumore delle onde. Prima di lasciare la Sicilia ci siamo persi tra i vicoli affollati dei mercati palermitani, chiassosi e profumati di buono: Ballarò e la Vucciria sono veri e propri teatri urbani dove la Sicilia parla con voce forte. Qui ci siamo lasciati deliziare dallo street food, sotto palazzi arabo - normanni, barocchi e liberty, circondati da opere di street art che parlano di lotta alla mafia e dove il “genio di Palermo” sembra guardarci con occhi antichi e ironici, come se ci dicesse: “Palermo non si spiega, si vive”. Questa città cosmopolita, aperta e multiculturale ci ha colpito non solo per i suoi progetti innovativi ed inclusivi ma anche perché profuma di mare, architettura e storia. Il nostro weekend in Sicilia è stato un viaggio indimenticabile nello spazio e nel tempo tra miti greci, memorie arabe, sapori intensi e la dolce lentezza del Sud. Ecco il nostro itinerario, passo dopo passo.

 

Giorno 1 – La Valle degli Dei e il mare di Montallegro

 

Siamo partiti da Bari con la compagnia Ryanair, e in meno di un’ora, intorno alle 17,00, siamo atterrati a Palermo, nel cuore del Mediterraneo. Ritirata l’auto, noleggiata attraverso Booking con la compagnia Maggiore, abbiamo puntato immediatamente verso sud. Dopo un tratto di autostrada abbiamo imboccato la Strada Statale 115 “Sud Occidentale Sicula”, attraversando paesaggi collinari punteggiati da uliveti, fichi d’India e casali antichi. Dopo due ore circa di viaggio, siamo giunti a Montallegro, un piccolo borgo in provincia di Agrigento, un angolo di paradiso ancora fuori dai circuiti turistici di massa. Qui, tra pini marittimi e dune dorate, sorge il nostro resort, Luna Minoica, dove avremmo passato due notti, immersi nella macchia mediterranea, tra la folta vegetazione di due riserve naturali affacciate direttamente sul mare africano, godendo di un silenzio irreale e di una vista su un orizzonte infinito davvero spettacolare. Dotato di piscina, centro benessere e accesso diretto alla spiaggia di Bovo Marina, a due passi dal promontorio di Capo Bianco, questo resort è un’oasi di pace per chi come noi vuole alloggiare di fronte al mare. Da Luna Minoica un sentiero attraverso i pini porta direttamente alla spiaggia, un arco di sabbia dorata particolarmente bella al tramonto. In Spiaggia si trovano tre lidi e una locanda ristorante, il “Perbellini a mare”, color verde salvia, letteralmente a pie d’acqua.

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Notte nella Sicilia degli Dei , la valle dei templi

Fatto il check in, dopo il tramonto, siamo partiti alla volta di Agrigento, l’antica Akragas, fondata nel 580 a.C. dai greci di Gela. Abbiamo puntato dritto verso La Valle dei Templi che abbiamo raggiunto in circa 40 minuti di macchina. Qui ci attendeva una delle esperienze più emozionanti del viaggio: la visita in notturna della Valle dei Templi, il sito turistico più importante della Sicilia, patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Ad aspettarci , alle 21,00, presso il parcheggio del tempio di Era, al negozio di souvenir, in adiacenza alla Biglietteria, c’era la nostra guida, Calogero, originario di Agrigento. Abbiamo prenotato il nostro tour notturno su Get Your Guide includendo non solo il biglietto ma anche la visita guidata della durata di due ore. Camminare tra i templi dorici illuminati sotto il cielo stellato è stato qualcosa di mistico. L’atmosfera era surreale: colonne che si stagliavano contro il cielo blu notte, tra gli ulivi, e una guida appassionata, che ci raccontava la grandezza dell’antica Akragas, definita da Pindaro “la più bella città dei mortali”. Siamo partiti dalla zona Est, dal tempio di Hera, meglio noto come tempio di Giunone, costruito intorno al V secolo A.C., arroccato sulla cresta e, raggiungibile attraverso una rampa. Arrivati al cospetto del tempio, siamo rimasti sbalorditi dall’imponenza del colonnato e dell’altare sacrificale, entrambi intatti. Eravamo soli al cospetto del tempio in un silenzio innaturale ed insolito per uno dei siti più visitati della Sicilia. Recenti ritrovamenti di statuette votive all’interno di un pozzo nelle vicinanze hanno fatto presumere che il tempio fosse in realtà dedicato ad Atena, dea della Sapienza e non a Era Lacinia. Il tempio venne quasi completamente distrutto da un incendio risalente all’invasione cartaginese del 406 A.C. Venne restaurato solo nel XVIII secolo con l’innalzamento delle colonne settentrionali ed ora domina maestoso l’estremità orientale della Via Sacra. Scendiamo i gradini nell’oscurità e oltrepassiamo il portale e le mura difensive passeggiando fino al Tempio della Concordia che ci appare grandioso, illuminato di notte, in lontananza. Questa meraviglia dell’architettura classica risalente al 430 A.C. è considerato il tempio dorico meglio conservato al mondo insieme al Partenone e massima testimonianza delle abilità ingegneristiche greche. La sua struttura sembra sfidare i millenni e i terremoti. Fu trasformato in chiesa cristiana, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, nel VI secolo, il che ha probabilmente contribuito a preservarlo dalla rovina facendolo arrivare intatto fino a noi. L’architettura classica fu così inglobata e quindi protetta nei secoli a venire. Davanti al tempio si trova la statua di “Ikaro Caduto”, una grande scultura in bronzo del 2011, opera di Igor Mitoraj, che sembra legare antico e moderno, in uno spazio senza tempo. Passando attraverso vecchie porte e costeggiando il giardino di villa Aurea , dove sono strati scoperti degli interessanti ipogei, arriviamo al Tempio di Eracle, il più antico della valle, menzionato anche da Cicerone. Le otto colonne visibili vennero innalzate solo negli anni ’20 su iniziativa del capitano inglese Alexander Hardcastle, che si innamorò della Sicilia e della valle dei tempi dove visse, all’interno di una splendida villa con giardino, mettendo a disposizione le sue risorse per finanziare i primi scavi archeologi. Il tempio di Eracle è uno dei più grandi della colonia, secondo solo a quello di Zeus Olimpio poco più avanti. Davanti al tempio di Zeus risulta difficile immaginare come fosse in origine visto che oggi è in completa rovina. Calogero ci racconta che era il più grande del mondo classico occidentale raggiungendo un’altezza di 20 metri e una estensione di 6400 metri quadrati. L’opera restò però incompiuta, in quanto interrotta, nel 406 A.C., a seguito dell’assedio di Akragas per parte dei Cartaginesi e da allora non venne mai più completata. Molti dei suoi resti, come d’altronde i resti del tempio di Eracle, sono andati oramai perduti in quanto servirono per costruire il molo di Ponente e di Levante di Porto Empedocle e il centro storico di Agrigento. A pochi passi dal tempio di Zeus si incontrano i resti di un colossale telamone alto oltre 7 metri, una figura maschile avente la stessa funzione delle cariatidi greche. Quello che incontriamo qui è però una copia perché l’originale si trova al museo archeologico della Valle. Prima di salutarci, Calogero, proprio davanti alla statua del Telamone, ci ricordò che la grandiosità del sito rispecchia quanto detto da Empedocle, ovvero la famosa frase secondo cui gli abitanti di Akragas “banchettavano come se dovessero morire domani e costruivano come se dovessero vivere per sempre”. Ritornando verso il parcheggio, lasciando alle nostre spalle il tempio della Concordia e davanti a noi il tempio di Hera, ci siamo soffermati per alcuni minuti nel cosiddetto “giardino dei giusti”, inaugurato nel 2015 e dedicato a tutti quegli uomini e quelle donne che, nel mondo, hanno fatto del bene, salvando vite umane e combattendo, anche a costo della loro stessa vita, per i diritti umani. Prima di lasciare il sito pensiamo a chissà quante sorprese ci riserverà ancora questo luogo, la vecchia città di Akragas è infatti lì, sotto la terra dei campi coltivati a mandorli ed ulivi, tra la Valle e la nuova Agrigento. Lo spettacolo dei templi e dei telamoni illuminati di notte sarà un’esperienza che difficilmente dimenticheremo. Sul sito www.lavalledeitempli.it troverete tutte le informazioni per il vostro trekking notturno, oppure, come abbiamo fatto noi, potete prenotare la visita attraverso GetyourGuide.

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Serata agrigentina tra vino e bruschette

Dopo questa immersione nella Magna Grecia, abbiamo puntato dritto al centro di Agrigento per mangiare e bere qualcosa dopo tanto camminare. Sulla strada ci ha colpito un locale dove numerose persone, in un ambiente rilassato, sorseggiavano calici di vino all’aperto. Ci siamo così fermati da Nzolia, enoteca e bistrot dal gusto contemporaneo nel centro di Agrigento in piazzetta di San Calogero. In questa piazzetta sorge un Santuario, all’interno del quale è conservata l’effigie del santo, molto venerata dagli agrigentini in quanto fu proprio lui a salvare la città dalla peste nel V secolo. Durante la prima domenica di luglio la sua effige viene portata in processione e colpita da pagnottine di pane al finocchio e sesamo a memoria di quando gli antenati gettavano il cibo dalle finestre ai poveri per paura di contrarre la peste. Qui, mescolandoci con la gente del posto, abbiamo brindato con un rosato locale corposo, accompagnato da taglieri rustici, bruschette con pomodorini secchi, caponata e formaggi stagionati: sapori autentici che raccontano la terra e il sole. Tutto a pochi passi dai vicoli dove Luigi Pirandello, nato poco lontano (la sua casa è a soli 5km dalla città), diceva di sentirsi “forestiero nella propria terra”. La città di Agrigento ci ha colpito per la sua eleganza, i suoi bei palazzi e l’aria tranquilla e rilassata che si respira passeggiando per le vie del centro, che si può percorrere a piedi, lasciando la macchina nelle piazze adiacenti in prossimità della Stazione Centrale.

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Giorno 2 – Tra le rovine di Eraclea e il mare di Selinunte

 

Mattina sul mare e viaggio nell'antichità: Eraclea Minoa

La mattina è iniziata con un’abbondante colazione e una passeggiata sulla spiaggia di Montallegro, selvaggia e silenziosa, con sabbia chiarissima e il profumo intenso del mare che si mescola con quello dei pini, che abbiamo attraversato per arrivare in spiaggia. A pochi minuti di auto, percorrendo la SP87 attraverso dolci colline con uliveti e aranceti e poi la SS115 per 9 km verso nord abbiamo raggiunto Eraclea Minoa per immergerci nella sua storia antica. Eraclea Minoa è un insediamento greco-romano affacciato su una falesia mozzafiato, quella di Capo Bianco. Fondata dai greci, contesa dai cartaginesi, poi romana, è un sito archeologico che nel suo nome unisce due leggende: Eracle (Ercole), l’eroe greco che uccise il leone di Nemea, e Minoa (Minosse), il re di Creta che fondò il sito e, secondo la leggenda, venne in Sicilia all’inseguimento di Dedalo in fuga da Creta (alcuni studi dicono che il re cretese sia morto e sepolto proprio qui). Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce un teatro greco scavato nella collina calcarea, da cui si gode di una vista spettacolare sulla costa. Purtroppo attualmente vi è una recinzione che ne impedisce l’accesso ai visitatori: ci siamo sentiti comunque per un attimo come degli antichi spettatori, inebriati dall’odore del sale portato dal vento e dal rumore delle onde. Gli scavi hanno riportato alla luce anche i resti dell’agglomerato urbano. Sono numerosi gli oggetti raccolti all’interno di un interessante antiquarium che racconta, attraverso dei pannelli esplicativi, dei reperti archeologici rinvenuti nelle necropoli greche del territorio di Agrigento. Il biglietto di accesso al sito si può acquistare attraverso il sito di CoopCulture (CoopCulture | CoopCulture ) o direttamente in Biglietteria, come abbiamo fatto noi. Dal parcheggio del parco archeologico un sentiero porta, in circa 10 minuti a piedi, alla spiaggia di Capo Bianco, dorata incontaminata e circondata da scogliere bianche.

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Cous cous e relax sul mare

Dopo la visita del sito archeologico, abbiamo scelto di rilassarci sulla spiaggia di Eraclea Minoa, una lingua di sabbia dorata, in piccola parte attrezzata ed in parte libera, circondata da eucalipti, cipressi e scogliere di gesso bianco. Abbiamo passeggiato sulla battigia fino al cospetto della scogliera di Capo Bianco e pranzato al Lido Garibaldi, costruito in legno, proprio in spiaggia, dove abbiamo gustato un piatto di cous cous di pesce come tradizione comanda: brodo aromatico, pesce fresco, accompagnato da un bicchiere di vino bianco locale. Una pietanza eredità della dominazione araba, che in Sicilia ha lasciato impronte forti, soprattutto a tavola. Il Lido è consigliatissimo non solo per i primi e i piatti a base di pesce freschissimo, ma anche per la cordialità del personale e soprattutto per la vista indimenticabile sulla spiaggia e il mare. Se volete raggiungere uno dei posti più fotografati della costa meridionale, potete spingervi verso sud, lungo la costa di RealMonte, dove a poco più di una mezz’ora di macchina, si trova la famosa “scala dei Turchi”, una falesia bianca a picco sul mare, approdo naturale poco battuto dal vento utilizzata per gli sbarchi dai Saraceni. Sappiate però che, data la fragilità della falesia e la particolarità del luogo, l’ingresso è contingentato a gruppi di massimo 35 persone e la durata della visita è di un’ora. La visita si prenota in anticipo ed il biglietto è acquistabile online solo suI sito I ticket.it.

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Pomeriggio a Selinunte – L’impero perduto

Dopo pranzo, decidiamo di prendere la strada verso nord dirigendoci a Selinunte, un luogo che sembra fuori dal tempo. Selinunte è uno dei parchi archeologici più grandi d’Europa con le sue colonne, le mura ciclopiche e i templi monumentali. Qui sorgeva, nel VII secolo a.C., una delle città greche più floride della Sicilia occidentale, famosa per i suoi templi ciclopici. Selinunte fu una delle città più potenti del mondo greco e questo si percepisce passeggiando tra le sue rovine. Camminando tra le rovine del Tempio “E” (dedicato a Hera) e del Tempio “G”, uno dei più grandi del mondo greco, si percepisce la potenza e la grandezza di questa città, distrutta dai cartaginesi nel 409 a.C. in soli nove giorni, lasciando in vita solo gli abitanti che si erano rifugiati nei templi. Entrando dalla Biglietteria si resta subito impressionati dal tempio “E” che spicca in tutta la sua interezza. Risalente al V secolo a.C., è stato ricostruito nel 1958. Accanto, sulla collina, si trovano gli altri due templi (tra i quali il tempio “G”), oggi ridotti ad un cumulo di macerie. Spettacolare è l’Acropoli arroccata sul promontorio a picco sul mare, centro della vita politica e sociale della città, a due km a piedi dalla biglietteria e con una vista pazzesca. Il sito archeologico è vastissimo e gli scavi proseguono ininterrottamente dal 1823; recentemente è stata riportata alla luce la più grande agorà del mondo antico con oggetti ritenuti paragonabili alla scoperta di Delphi in Grecia. Per accedere all’area archeologica si possono prenotare i biglietti su CoopCultre ovvero direttamente in biglietteria; noi li abbiamo acquistati con Get Your Guide, unitamente ad una guida online, che però non ci è mai arrivata (in realtà ci è arrivata una guida ma era quella della Valle dei Templi!). Un consiglio: visitate il sito dalle 17.30 in poi oppure la mattina presto, durante le ore centrali del giorno il caldo potrebbe essere troppo inteso! Qui i templi crollarono, ma non furono mai dimenticati. Voi non dimenticate il costume e un telo da bagno perché la spiaggia di lido La Zabbara, alla quale si accede dall’abitato di Marinella di Selinunte, praticamente sotto l’Acropoli, è stupenda. Noi ci siamo stati sia prima della visita, per rinfrescarci con una granita al limone al Lido La Zabbara (un bar senza troppe pretese sulla spiaggia, attivo dal 1969) sia dopo la visita, al tramonto, sotto un cielo infuocato dal sole che si spegneva sul mare, fermandoci lì anche per la cena: pesce freschissimo, buffet di specialità siciliane e un’atmosfera che sa di fine estate, tra luci calde e profumi mediterranei. Poi, il ritorno a Montallegro, stanchi ma felici.

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Giorno 3 – Palermo, tra mercati, memorie e meraviglie con Alessandro

 

L’ultimo giorno del nostro viaggio in Sicilia si è aperto con il suono vivo e autentico di Palermo, città dalle mille anime, dove barocco, arabo-normanno e liberty convivono in un’armonia unica. Abbiamo parcheggiato in Piazza dell’Indipendenza e a piedi siamo entrati nel centro storico da Porta Nuova. Costeggiando il Palazzo Reale, massima espressione dell’architettura arabo-siciliana oggi patrimonio dell’umanità dell’Unesco, abbiamo percorso via Vittorio Emanuele fino all’ingresso della Cattedrale di Santa Rosalia. Qui alle 10,30 abbiamo incontrato la nostra guida per un tour dei mercati di Ballarò e la Vucciria, comprensivo di degustazioni e bevande, prenotato con Get Your Guide (assolutamente consigliatissimo!). Ad accompagnarci in questa immersione nella storia, nel folklore e nelle mille anime della città c’era Alessandro: più che una guida si è rivelato un narratore urbano, un interprete appassionato della Palermo più vera. Insieme a lui abbiamo scoperto con una piacevole passeggiata di tre ore, chiacchierando come se ci conoscessimo da anni, una città sorprendente.

 

Due fiumi sotto la città

Abbiamo iniziato il nostro giro con una curiosità che pochi conoscono: Palermo un tempo era attraversata da due fiumi, il Kemonia e il Papireto. Oggi sono interrati, ma la loro presenza ha influenzato la morfologia della città. Alessandro ci racconta che in passato, le barche arrivavano fino al cuore della città e che, nei pressi dell’attuale Piazza della Rivoluzione, c’era un porto fluviale. È anche per questo che i mercati storici si sono sviluppati proprio dove c’era acqua e c’era commercio.

Passeggiata tra vicoli, sapori e storie

Eccoci subito a perderci nel dedalo di vicoli del quartiere dell’Albergheria, uno dei quartieri più antichi della città, per raggiungere la prima tappa del nostro viaggio: un locale che si chiama “al fresco”. Qui la nostra guida ci introduce al grande valore sociale di questa realtà dove lavorano ex detenuti e dove si prepara il cibo con prodotti tutti a km 0, farine biologiche e presidi slow food. Nelle serate più calde, nello splendido giardino interno, ci si può rilassare … “al fresco”. Percorrendo una strada “parlante”, ovvero seguendo il percorso di luminarie di Ballarò, che raccontano il quartiere, abbiamo scoperto le storie che lo animano, attraverso un interessante progetto di rigenerazione urbana partecipata che ha coinvolto cittadini, ragazzi, associazioni e attività commerciali. Da Via Sclafani, dove incontriamo la prima luminaria parlante che ci dice  non sei qui per caso”, imbocchiamo via dei Biscottari fino a Piazza Santa Chiara, attraversando i vicoli di Ballarò che è, proprio come ci raccontano le luminarie parlanti, “vita che esplode tra i vicoli e forza che nasce dai cuori” e dove “Si vucia e si abbania: a Ballarò è magia”. Incontriamo lungo il percorso un'altra realtà emergente attiva nel processo di rivitalizzazione del quartiere: “Moltivolti”, un laboratorio urbano dove l’integrazione si attua anche e soprattutto attraverso il cibo, non a caso la luminaria parlante in corrispondenza di questo luogo ci insegna “la mia terra è dove poggio i miei piedi”. Intercettiamo via Porta di Castro dove si trova il Panificio Pietro Vercio, un forno storico che resiste da generazioni. Arriviamo nei pressi della Torre di San Nicolò che, fin dal trecento, fungeva da torre civica, dove non siamo saliti, ma dalla quale si può godere di una vista spettacolare sui tetti dell’Albergheria. Nel cuore del quartiere in via Albergheria ci siamo fermati presso l’antico forno storico “Marino” dove abbiamo assaggiato lo sfincionello (focaccia condita con pomodoro, acciughe, origano e caciocavallo) accompagnandolo con la tipica gassosa locale dal nome “Partannina”. Passando di fronte a un piccolo laboratorio artigianale di conserve, Alessandro ci racconta che qui viene fatto un estratto di pomodoro come una volta: denso, dolce, concentrato di sole siciliano. Poi ci immergiamo nel mercato di Ballarò, che, come dicono le luminarie parlanti, è “mercato antico e colorato” e “profuma di spezie e di vita” I venditori qui urlano offerte in dialetto, il profumo di cibo riempie l’aria e ovunque si mescolano lingue, culture, volti e storie. Protagonista del mercato è l’arancina e, qui ci tiene a sottolineare Alessandro, deve declinarsi al femminile, come si dice a Palermo (guai a dire “arancino”!). Incontriamo tra i vicoli un personaggio vestito da Garibaldi, che, per poche monete, improvvisa una scena degna da sbarco dei mille: Palermo è così, dietro l’opulenza dei palazzi nobiliari e una aristocrazia oramai in declino, si nasconde gente che si inventa un mestiere per campare e, come abbiamo visto con i nostri stessi occhi, fa la fila alla Caritas per un pasto caldo.

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 Street food e personaggi del quartiere

Proseguiamo il nostro giro passando da Piazza Casa Professa dove si trova la chiesa del Gesù di casa Professa, che, dietro una facciata molto semplice, nasconde, all’interno, il massimo esempio del Barocco Siciliano; splendida è la sua cupola verde maiolicata sorretta da telamoni, visibile da più punti del quartiere. Seguiamo Alessandro per una piccola deviazione e una tappa obbligatoria da Babbalù, in Via Maqueda 106, dove Annamaria, originaria di Bagheria, è una vera istituzione del cibo da strada palermitano. Nella sua bellissima bottega, dove sorgeva un tempo la farmacia Maqueda (della quale Annamaria ha conservato l’insegna originaria), si trovano in bella mostra una carrellata di assaggi di street food: panelle, lo sfincione bagherese, le melanzane alla parmigiana, vari tipi di melanzane e involtini, fagiolini, mozzarelle in carrozza (pancarré fritti con dentro le mozzarelle), arancine “rigorosamente femminili”, crocchè, tutto fritto e preparato sul momento. Ci sediamo ad un tavolo in strada e, mentre la vita palermitana ci scorre davanti agli occhi, assaggiamo insieme ad Alessandro le “panelle”, ovvero dei panini tipici palermitani (la mafalda oppure la moffoletta, con il “cimino”, ossia i semi di sesamo) con dentro una torta fritta a base di ceci dal gusto al limone e lo “sfincione bagherese”, una variante dello sfincionello, ottenuto con impasto di farina di grano siciliano e condito con acciughe, tuma (formaggio palermitano di pecora), pangrattato, pecorino, cipolla, sale e olio extravergine d’oliva: tutto squisito! Beviamo dell’acqua dissetante aromatizzata all’Anice tipico di Palermo: il “Tutone Anice Unico”. Alessandro ci parla di questo elisir palermitano, facendoci vedere la bottiglia, le cui origini risalgono al 1813, quando a Palermo, in piazza Fiera Vecchia, oggi Piazza della Rivoluzione, nella drogheria di famiglia, si preparava il celebre anice (Zammù) secondo una ricetta segreta tramandata fino ai nostri giorni da generazioni in generazioni.

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Tracce perdute della Giudecca

Alessandro ci ha portati anche nella Giudecca, il vecchio quartiere ebraico, dove un tempo sorgeva la sinagoga principale e dove oggi rimangono solo tracce invisibili, come la toponomastica o alcune architetture murate. Passando per l’Archivio Comunale e l’antica Mezquita, oggi riconvertita, abbiamo respirato il senso di Palermo come città di convivenze: araba, ebraica, cristiana; ognuna ha lasciato un’impronta profonda.

 

Mestieri antichi e arte contemporanea

Nel dedalo di Via dei Calderai, abbiamo scoperto le caldare, antiche botteghe dove si lavorava il rame. Un tempo rumoreggiavano tutto il giorno, oggi sopravvive solo qualche anziano artigiano. Incrociamo Via Roma e arriviamo dapprima nei pressi del Teatro di Santa Cecilia dove ogni anno ci sono delle importanti rassegne jazz e poi in Piazza della Rivoluzione, cuore pulsante di tante battaglie popolari. Qui Alessandro ci ha raccontato delle rivolte antiborboniche del 1848, quando la città si sollevò contro il dominio straniero. E qui su una fontana si incontra una scultura risalente al XVI secolo molto importante per i palermitani, il cosiddetto “genio”, rappresentato come un anziano, con corona e abiti regali, con un serpente che si nutre del suo petto e i piedi poggiati su una conca: è di fatto il nume tutelare del luogo. Seguiamo Alessandro per una piccola deviazione per ammirare la facciata del palazzo Valguarnera Gangi, dove è stata girata la celebre scena del ballo nel film di Luchino Visconti “il Gattopardo”. Il palazzo, privato, è accessibile solo in talune occasioni ed il costo di accesso è di ben Euro 60, davvero esagerato! Per le visite di questo palazzo e di altri luoghi iconici di Palermo potete consultare il sito www.terradamare.org.  Nei pressi del Palazzo, in piazza Sant’Anna, si trova anche la Galleria d’Arte Moderna, sede di opere di Onofrio Tomaselli, pittore della Sicilia verista, che in “Carusi” denunciò lo sfruttamento minorile nelle solfatare. Il museo è ubicato nell’ex convento della chiesa di Sant’Anna La Misericordia, nel cuore del quartiere della Kalsa. Emoziona percorrere i vicoli dove i giudici Falcone e Borsellino giocavano con chi poi un giorno avrebbero arrestato. I due magistrati, uccisi nel 1992 dalla mafia, ricoprono un ruolo fondamentale nella storia della città ed infatti sono celebrati nel quartiere con opere di street art. All’angolo tra Via Lungarini e Via Paternostro si incontra il murales di Paolo Borsellino con la sua valigetta e la sua agenda rossa mai ritrovata: vengono i brividi davanti a quest’opera di Tvboy.

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Tra osterie e piazze dimenticate

Proseguendo su Via Paternostro, si apre uno degli angoli più iconici della città: l’Antica Focacceria San Francesco, dove si respirano due secoli di cucina e resistenza, proprio di fronte la trecentesca chiesa di San Francesco. Questa Focacceria, attiva dal 1834, ha ospitato frequentatori illustri e personaggi famosi, tutti rappresentati nelle foto al primo piano . È qui che il generale Garibaldi si dice abbia mangiato dopo lo sbarco, e, ancora oggi, si serve pane ca’ meusa, il celebre panino con la milza: meraviglioso accompagnato con una limonata siciliana!. Questo luogo ha subito anche il pizzo e combattuto attivamente la mafia! Per quanto riguarda la specialità del pane ca’ meusa, Alessandro ci dice che a Palermo c’è Rocky Basile, l’"artista della milza", un personaggio leggendario che condisce il suo panino con sale, limone e battute fulminanti nel quartiere della Vucciria, in piazza Caracciolo, laddove sorgeva anche il famoso ristorante “Schangai”. Il mercato della Vucciria, nato dal mare, quello immortalato da Guttuso, oggi non esiste più anche se residua la vivacità del quartiere. Prima di perderci nei vicoli storici di questo quartiere, una piccola deviazione e ci troviamo di fronte all'ex Cassa di Risparmio con un prospetto monumentale, che ricorda Palazzo Montecitorio per imponenza e stile neoclassico, opera dell’architetto Ernesto Basile, padre del liberty siciliano, l’architetto della Famiglia più importante di Palermo, I Florio.

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Nel cuore della Vucciria

Nei pressi di piazza Caracciolo, nel cuore della Vucciria, una sosta è d’obbligo nella mitica Taverna Azzurra, in Via dell’Argenteria, luogo d’incontri, brindisi e chiacchiere ad alta voce. Questa vecchia bottiglieria con le insegne dipinte a mano serve lo zibibbo e il marsala alla spina. In zona ci si può fermare anche nell’etnico Ciwara, dove si incontra un pezzo di Senegal nel cuore di Palermo. Da qui siamo passati davanti alla loggia dei catalani con la sua splendida facciata oggi sede dell’istituto Cervantes. Spostandoci una decina di metri in Piazza Garraffello, tra palazzi semi-crollati e graffiti, Alessandro ci racconta di un tempo in cui qui c’erano banche, spezierie, laboratori artigiani :oggi è una zona che sta rinascendo, lentamente, grazie a giovani artisti e restauratori. Qui troviamo la fontana del Garraffello del 1591 e un’altra statua del genio di Palermo in una edicola risalente al 1483. Passiamo davanti alla splendida facciata della chiesa di Santa Maria La Nova, in stile gotico-catalano, dal portico ad arcate; una chiesa poco battuta, ma in puro stile palermitano. Abbiamo camminato attraverso via dei Materassai, testimone di antichi mestieri ormai in via d’estinzione. Qui, prima di arrivare alla Cala, Alessandro ci ha raccontato la storia della famiglia Florio: il capostipite, Francesco Florio, dopo essere arrivato al Porto di Palermo dalla Calabria, ha iniziato la sua fortuna commerciando principalmente chinino (emblematico è lo stemma della famiglia, ovvero un “leone febbricitante che si trascinava sul greto di un fiumiciattolo a lambirne le acque scorrenti lungo la radice dell’albero della china”). Proprio qui, in via dei Materassai, sorgeva la prima sede della drogheria di Francesco Florio. Suo figlio Vincenzo, seguendo le orme del padre, creò, prima con la china, poi con il vino, e dopo con i battelli e le tonnare, le sue più grandi fortune. In Via Meli incontriamo un altro murales di Tvboy, raffigurante Peppino Impastato, figlio di una famiglia di mafiosi vittima anch’egli della mafia! A memoria e valore della legalità per i giovani. Arriviamo in Vico della Fonderia davanti a un altro locale degno di nota secondo Alessandro, “Don Ciccio”, il cui proprietario è originario di Bagheria, uno dei locali che ha ridato nuova linfa al quartiere, tra cucina contemporanea e rispetto per la tradizione.

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Palermo tra arte e resistenza

Il nostro giro si è concluso tra Piazza Fonderia e la Cala, dove ci siamo immersi nella Palermo più contemporanea: lo specchio d’acqua, le barche ormeggiate nel porto ed in fondo il murales dedicato a Falcone e Borsellino sulla facciata dell’istituto nautico nella Cala, ispirato ad una fotografia di Tony Gentile e realizzato nel 2017 da Rosk e Loste. Nei pressi del porto si trova anche la chiesa marinaresca di Santa Maria della Catena con la sua facciata in stile gotico-catalano, dalla loggia con archi ribassati; altra chiesa molto fotografata in puro stile palermitano. Sotto i ficus secolari di Piazza Marina, abbiamo salutato Alessandro con un’ultima granita alla mandorla e la tipica briosce con tuppo. Qui la domenica si svolge il mercato delle pulci dove si possono trovare, tra le altre cose, libri antichi sulla storia di Palermo.

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Concludiamo il giro attraverso Il Capo

Il pomeriggio lo dedichiamo al quartiere del Capo. Abbiamo puntato ai Quattro Canti, crocevia barocco della Palermo seicentesca e centro del centro di Palermo. Passando da Piazza Pretoria, occupata quasi interamente da una fontana detta ”della vergogna”, ci siamo diretti al chiostro delle Suore di clausura della Chiesa e Monastero di Santa Caterina per acquistare, nella dolceria I segreti del Chiostro, le minne della vergine, i cannoli e le cassate. Il luogo è letteralmente invaso dai turisti ma, al suo interno, vi è un tranquillo cortile immerso nel verde, dove fermarsi in estasi assaporando la bontà mistica dei prodotti acquistati. Nel cuore del quartiere del capo ci siamo fermati a contemplare l’elegante Teatro Massimo, il più grande teatro lirico d’Italia, il terzo in Europa, e a riposare, dopo tanto camminare, sui suoi gradini monumentali. I lavori del teatro furono iniziati nel 1875 da Giovan Battista Filippo Basile e furono completati dal figlio Ernesto, grande esponente del liberty. Prima di lasciare Palermo ci siamo diretti verso la Cattedrale, da dove eravamo partiti in mattinata, esempio perfetto del sincretismo architettonico siciliano, tra gotico, arabo-normanno e neoclassico. Qui, ogni pietra racconta di invasioni, convivenze, rivoluzioni. L’esterno è impressionante con le sue cupole, torri, merlature, mentre l’interno non entusiasma ma contiene dei tesori: una meridiana, la tomba di Padre Puglisi e quella di Federico II, uno dei più grandi personaggi della storia, figlio di Costanza di Altavilla e nipote del re di Sicilia Ruggero II.

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Arrivederci, Sicilia

Alle 17:00, è arrivato il momento di salutare la Sicilia con la nostalgia già nel cuore. Sulla strada per l’aeroporto passiamo da Capaci, dove due ceppi ricordano tristemente il punto esatto dell’attentato al magistrato Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta. La Sicilia ci ha lasciati col desiderio di tornare, per esplorare ancora i suoi templi, le sue spiagge, la sua cucina e il calore della sua gente. Perché la Sicilia non è una terra da visitare una volta sola. La Sicilia ci ha insegnato che un weekend può valere un romanzo. E che tra una bruschetta, una colonna dorica e una battuta in dialetto, si nasconde qualcosa di molto più profondo: un’identità viva, orgogliosa, irriducibile. Arrivederci Sicilia ci sei entrata nel cuore!

-----INFORMAZIONI PRATICHE-----

 

COME ARRIVARE

Palermo è collegata alle principali città italiane con voli low cost. Noi l’abbiamo raggiunta con un volo della Ryanair da Bari. Esistono fino a fine settembre anche collegamenti da Brindisi sempre con Ryanair. Una volta arrivati in aeroporto è necessario noleggiare un’auto per gli spostamenti nell’isola come su descritti.

 

DOVE DORMIRE

·       Sulla Spiaggia di Bovo Marina, A Montallegro, in Provincia di Agrigento sorge Luna Minoica (https://www.lunaminoica.it), resort immerso nella macchia mediterranea con piscina, centro benessere e accesso diretto alla spiaggia dove c’è un lido e un ristorante il “Perbellini a mare”, direttamente a pie d’acqua, gestiti dalla struttura. Ottime le colazioni ed i servizi offerti. Noi lo abbiamo prenotato su Booking.

·       Se volete alloggiare a Palermo, nel cuore del centro storico, si trova il Quintocanto hotel & Spa (https://www.quintocantohotel.com/), in un edificio ottocentesco con Spa e ristorante interno. Potete lasciate la macchina in Piazza dell’ Indipendenza e procedere lungo Via Vittorio Emanuele, a piedi, fino ad arrivare al cuore della città. Prenotabile su Booking.

 

DOVE MANGIARE

 

COSTA SUD OCCIDENTALE SICULA:

·       Nzolia (https://www.nzolia.it/), enoteca e bistrot dal gusto contemporaneo nel centro di Agrigento in piazzetta di San Calogero. Ottimi taglieri e bruschette e i vini. Serve anche Cocktail.

·       Lido Garibaldi (https://octotable.com/book/restaurant/999785/booking/new) , proprio in spiaggia di Eraclea Minoa. Eccellente è il cous cous alla Garibaldi come tradizione comanda: brodo aromatico e pesce fresco. Accompagnatelo con un bicchiere di vino bianco fresco locale.

·       Lido La Zabbara (https://lidozabbara.com/),  spiaggia di Marinella di Selinunte - attivo dal 1969: pesce freschissimo, buffet di specialità siciliane. Vista sull’Acropoli del sito archeologico di Selinunte. Telefonate per prenotare un tavolo, soprattutto durante il week end.

 

PALERMO:

·       Al fresco (https://www.alfrescopalermo.it/). Qui lavorano ex detenuti e il cibo è preparato con prodotti a km 0, farine biologiche e presidi slow food. Punto forte il giardino dove risalassarsi …“al fresco”. Si trova in Via Matteo Sclafani, 9 - info e prenotazioni / booking. +39 3280038372.

·       Moltivolti (https://moltivolti.org/), laboratorio creativo, spazi condivisi e coworking dove l’integrazione si attua anche e soprattutto attraverso il cibo. Si trova in Via Giuseppe Mario Puglia, 21.

·       In via Porta di Castro 24 si trova il Panificio Pietro Vercio, un forno storico che resiste da generazioni (consultate il profilo fb).

·       In via Albergheria 10, si trova l’antico Forno Storico “ Marino” (consultate il profilo fb). Ottimo lo sfincionello (focaccia condita con pomodoro, acciughe, origano e caciocavallo) accompagnato con la tipica gassosa locale dal nome “Partannina”.

·       Babbalù (https://babbalu.it/) , in Via Maqueda 106, dove Annamaria, originaria di Bagheria è una vera istituzione del cibo da strada palermitano: panelle, lo sfincione bagherese, le melanzane alla parmigiana, vari tipi di melanzane e involtini, fagiolini, mozzarelle in carrozza (pancarré fritti con dentro le mozzarelle), arancine “rigorosamente femminili”, crocchè, tutto fritto e preparato sul momento.

·       su Via Alessandro Paternostro, si trova l’Antica Focacceria San Francesco (https://www.anticafocacceria.it/it/index.html) , dove si respirano due secoli di cucina e resistenza, proprio di fronte la trecentesca chiesa di San Francesco. Questa Focacceria, attiva dal 1834, ha ospitato frequentatori illustri e personaggi famosi. Qui si viene per il pane ca’ meusa, il celebre panino con la milza.

·       Rocky Basile, l’"artista della milza", un personaggio leggendario che condisce il suo panino con sale, limone e battute fulminanti nel quartiere della Vucciria.

·       Taverna Azzurra (https://www.tavernazzurra.it/) , in Via dell’Argenteria, luogo d’incontri, brindisi e chiacchiere ad alta voce. Questa vecchia bottiglieria con le insegne dipinte a mano serve lo zibibbo e il marsala alla spina.

·       In zona ci si può fermare anche nell’etnico Ciwara (https://ciwara.it/) , dove si incontra il Senegal puro nel cuore di Palermo.

·       La storica trattoria Don Ciccio di Bagheria ha aperto a Palermo a La Cala in vico della Fonderia 3, è uno dei locali che ha ridato nuova linfa al quartiere, tra cucina contemporanea e rispetto per la tradizione.

 

COSA VISITARE

·       Street food nei mercati di Ballarò e Vucciria a Palermo con 5 degustazioni e 2 bibite, accompagnati durante 3 ore da Alessandro che più che una guida si è rivelato un narratore urbano, un interprete appassionato della Palermo più vera (Prenotabile su Getyourguide).

·       La Valle dei Templi by night- Sul sito www.lavalledeitempli.it troverete tutte le informazioni per un trekking notturno, oppure, come abbiamo fatto noi, potete prenotare la visita attraverso GetyourGuide.

·       Sito di Eraclea Minoa . Il biglietto di accesso al sito si può acquistare attraverso il sito di CoopCulture (CoopCulture | CoopCulture ) o direttamente in Biglietteria, come abbiamo fatto noi.

·       Sito archeologico di Selinunte. Per accedere all’area archeologica si possono prenotare i biglietti su CoopCulture ovvero direttamente in biglietteria; noi li abbiamo acquistati con Get Your Guide, unitamente ad una guida online, che però non ci è mai arrivata (in realtà ci è arrivata una guida ma era quella della Valle dei Templi!).

·       La scala dei turchi . l’ingresso è contingentato a gruppi di massimo 35 persone e la durata della visita è di un’ora. La visita si prenota in anticipo ed il biglietto è acquistabile online solo suI sito iticket.it, previa registrazione.

·       Se volete visitare il palazzo Valguarnera Gangi, dove è stata girata la celebre scena del ballo nel film di Luchino Visconti il Gattopardo, questo è accessibile solo in talune occasioni ed il costo di accesso è di ben Euro 60! Potete consultare il sito www.terradamare.org dove troverete informazioni per questa visita e altre interessanti visite in luoghi iconici della città (per esempio la casa dei Florio).

 

COSA LEGGERE PRIMA DI PARTIRE

·       Palermo Pocket- Guida di viaggio- Lonely Planet- 184 Pagine- Maggio 2025.

·       Sicilia - Guida di viaggio- Lonely Planet- 304 Pagine- Luglio 2025.

·       Le Guide di Dove - Sicilia -RCS – 195 Pagine.

·       L'età dei Florio. Ediz. Illustrata Copertina flessibile – Illustrato, 5 dicembre 2019Editore: ‎Sellerio Editore Palermo. Data di pubblicazione : ‎ 5 dicembre 2019-287 pagine.

·       Palermo .- Orazio Cancila. Editore Laterza. Data di pubblicazione : ‎5 febbraio 2009- 361 pagine.

·       I Florio – Orazio Cancila- Editore : ‎Rubbettino. Data di pubblicazione : ‎5 dicembre 2019. 483 pagine.

·       “Sicilia Al Mare si sogna sempre”- Rivista Dove Viaggi.

·       “Tutto il mondo a Palermo” – Rivista Dove Viaggi.

·       Agrigentino: un weekend al sapore di mare (e di primavera), tra Sciacca e la Valle dei templi ( https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/weekend-nellagrigentino-tra-sciacca-e-la-valle-dei-templi/) - Dove Viaggi del Corriere.

·       Fuga a Palermo per un weekend  (https://viaggi.corriere.it/weekend/palermo-48-ore/) – Dove Viaggi del Corriere.

·       Sicilia occidentale: vacanze fuori rotta tra riserve naturali e spiagge d’oro (https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/sicilia-occidentale-cosa-vedere-spiagge/) – Dove viaggi del corriere.

·       Vacanze in Sicilia: dove andare e cosa fare (https://viaggi.corriere.it/europa/italia/sicilia/) – Dove Viaggi del Corriere.

 

PICCOLO GLOSSARIO 

·       Caponata: Tocchetti di melanzane agrigentine conditi con pomodoro, capperi di Salina, olive dell’Alto Belice, sedano, mandorle di Avola e aceto di vino Insolia.

·       Cannolo:  Croccante cialda farcita con crema di ricotta corleonese, sapientemente lavorata a mano e decorata con scorze di arancia candita e granella di pistacchio.

·       Cassata: magia di fresca ricotta di pecora lavorata con zucchero, gocce di cioccolato fondente, pasta di mandorle, pan di spagna e frutta candita.

·       A’ granita palermitana: Una semplice e cremosa delizia di frutta fresca, aromi naturali, acqua e zucchero.

·       Maritata: Tradizionale focaccia palermitana farcita di ricotta fresca e sottili fettine di milza, condita con trucioli di caciocavallo.

 

PER MAGGIORI INFORMAZIONI: Visit Sicily